IN QUESTA PAGINA DEL SITO VORREI CONDIVIDERE,CON CHIUNQUE ABBIA VOGLIA DI LEGGERLE, ALCUNE MIE SEMPLICI RIFLESSIONI SULLA SCUOLA E SULL'EDUCAZIONE DEI BAMBINI. SONO I PENSIERI E LE IDEE CHE MI GUIDANO OGNI GIORNO NEL MIO LAVORO, FRUTTO DI ORMAI QUASI VENT'ANNI DI ESPERIENZA.
La scuola, un ambiente sereno.
La scuola è un luogo in cui i bambini trascorrono molte ore e rappresenta sicuramente un' esperienza pregnante. Per questo motivo deve essere un ambiente sereno in cui si viene volentieri; questa è la prima cosa che un insegnante deve tenere in considerazione: i suoi alunni vengono a scuola volentieri? Se non è così bisogna capirne il motivo e cercare di porvi rimedio.
Un ambiente sereno è un ambiente in cui si può imparare senza ansie e in cui ci si può confrontare con le proprie difficoltà senza per questo provare frustrazioni. A volte basta veramente poco per far star bene i bambini: un sorriso, un battuta per sdrammatizzare una situazione problematica... E' durante la scuola primaria che i bambini si fanno un'idea sul significato delle parole SCUOLA, IMPARARE, STUDIARE... Vogliamo che queste parole siano associate ad ansia , frustrazioni, umiliazioni o preferiamo che possano essere collegate a sensazioni o ricordi piacevoli? Gianni Rodari diceva: "Perché i bambini devono imparare piangendo ciò che possono imparare ridendo?"
Durante gli anni della scuola dell'infanzia i bambini imparano una grande quantità di cose in modo ludico e senza l'ansia della valutazione dei risultati. Arrivati alla scuola primaria, di punto in bianco, si trovano a dover fare i conti con i voti. Certo è necessaria una valutazione degli apprendimenti per poter progredire, ma il voto non deve mai diventare il fine ultimo del lavoro dell'insegnante e neanche l'unico punto di riferimento per i genitori: come si può pensare di rinchiudere in un numero un processo complesso come lo sviluppo fisico, cognitivo e sociale di un bambino?
Il voto deve essere perciò uno strumento da usare con cautela e moderazione, soprattutto nelle prime classi.
Un ambiente sereno è anche un ambiente in cui tutti hanno ben chiare le regole e le richieste. Non possiamo fare a meno di spendere il tempo necessario affinché tutti abbiano ben chiaro ciò che viene loro richiesto. Richieste poco chiare seguite da sgridate e/o sanzioni disciplinari creano nel bambino ansia ed eccessiva paura di sbagliare nonché, spesso, incomprensioni e tensioni tra insegnanti e genitori.Una certa dose di tolleranza nei confronti delle mancanze degli alunni è poi d'obbligo poiché anche noi adulti, quando commettiamo errori (e li commettiamo eccome!), desideriamo un briciolo di tolleranza nei nostri confronti. Essere tolleranti non significa ovviamente permettere ai bambini di infrangere ogni regola ma solamente considerare l'educazione dei bambini come un "work in progress" che ha bisogno di tempo per essere portato a compimento. Risulta pertanto fondamentale, specialmente con bambini "problematici" o con classi "turbolente", darsi delle priorità anche per ciò che riguarda le regole di comportamento. Pretendere da subito una condotta impeccabile è, in questi casi, oltre che inutile, anche molto rischioso: se il rapporto insegnante / alunno diventa una sfida per vedere chi è il più forte, stiamo pur certi che non sarà mai l'adulto a vincerla!
La scuola, un ambiente educativo di apprendimento.
Nella premessa dei vecchi programmi del 1985 c'era scritto che la scuola elementare deve essere "un ambiente educativo di apprendimento". Ora, molti anni e molte riforme sono passate da questi programmi, ma questa definizione mi pare sempre attuale. Cosa significa "ambiente educativo di apprendimento"? Significa che i bambini vengono a scuola per apprendere ma devono trovarsi immersi in un ambiente educativo.
La scuola non è quindi un'agenzia di formazione che si limita ad "addestrare"ma ha un compito più alto e complesso: EDUCARE.
In pratica tutto ciò si traduce in una costante attenzione richiesta agli insegnanti affinché ogni loro azione abbia una finalità educativa. Questa forse è la parte più difficile del nostro lavoro, specialmente quando ci troviamo di fronte a situazioni particolari che escono dalla routine quotidiana. Mi riferisco soprattutto a questioni inerenti il comportamento degli alunni; può capitare, infatti, che in certe circostanze, laddove manca il fondamentale supporto della famiglia, ci sentiamo quasi impotenti di fronte a certi comportamenti e le nostre reazioni possono essere dettate più dall'impulsività che dalla razionalità.
In certi casi i mezzi a nostra disposizione possono sembrare pochi e allora che fare?
Un approccio scientifico al problema è sicuramente un buon inizio; bisogna prima di tutto riuscire a circoscrivere il problema e ad individuarne, per quanto possibile, le cause. Fatto ciò sarà necessario intervenire ponderando i pro e i contro degli strumenti che avremo deciso di utilizzare. Per i problemi di comportamento, sono molto efficaci quegli interventi che si basano soprattutto sulla motivazione e sul rinforzo dei comportamenti corretti piuttosto che sulla sola repressione di quelli inadeguati.
Le punizioni e i castighi, infatti, rischiano di innescare delle spirali negative in cui il comportamento negativo viene messo in risalto e acquista sempre maggiore importanza finendo per sembrare, agli occhi del bambino, l'unico possibile per lui.
Un approccio che si basi invece sulle gratificazioni e sulla motivazione a far bene ha il pregio di creare un circolo virtuoso che spinge il bambino a fare sempre meglio.
Detto ciò è giusto e doveroso ricordare che le famiglie hanno un ruolo fondamentale nel cammino scolastico dei bambini e quindi vale la pena investire tempo e impegno per cercare di mantenere buoni rapporti con tutti i genitori dei nostri alunni evitando, da parte nostra, incomprensioni e problemi che possano incrinare un buon rapporto di collaborazione.
La chiarezza d'intenti e richieste è fondamentale nel delicato rapporto con le famiglie. Sembra ovvio ma molte volte non è così poiché molti genitori hanno un'idea di scuola che non corrisponde esattamente alla realtà, ma deriva da passate esperienze personali o da "sentito dire" che molto spesso poco hanno a che fare con la scuola reale ed attuale. In questo caso è necessario spiegare e ,magari, rispiegare più volte le cose , con la massima chiarezza ed onestà .
Infine occorre ricordare che noi adulti ( insegnanti e genitori) trasmettiamo molto di più ai bambini con il nostro comportamento che con le nostre parole perché per i bambini con cui abbiamo a che fare, noi siamo dei modelli (nel bene e del male) e questa è una responsabilità non da poco.
Concludendo, il lavoro dell'insegnante non consiste nel riempire le teste dei bambini di nozioni come se fossero dei vasi, ma è più simile al lavoro di uno scultore che da un blocco di marmo deve tirare fuori una statua. Le nostre "statue" saranno diverse le une dalle altre ma tutte ugualmente preziose ed uniche.